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MULTITASKING - sicuri sia una dote?

  • Immagine del redattore: Alice Zanotti
    Alice Zanotti
  • 11 lug 2023
  • Tempo di lettura: 3 min

Aggiornamento: 20 mar


“Sai come si mangia un elefante?

Un boccone alla volta”


Nel 2009 uno studio dell’Università di Stanford ha dimostrato che il nostro cervello non è programmato per processare più attività nello stesso momento e quindi è più produttivo se si affronta una cosa alla volta. Con il multitasking peggioriamo il livello di efficienza, perché diventiamo più lenti nel passare da un’azione all’altra e incapaci di distinguere, nel bombardamento di stimoli che riceviamo, le informazioni importanti da quelle irrilevanti.

Secondo una ricerca della University of London dedicarsi a più attività nello stesso momento riduce il quoziente intellettivo del nostro cervello, come se stessimo fumando marijuana.

Tra gli adulti esaminati i ricercatori hanno osservato che il QI si abbassava al livello di quello di un bambino di 8 anni.

Un’altra ricerca dell’University of Sussex ha dimostrato come i danni al cervello per chi pratica multitasking siano permanenti. Gli studiosi, infatti, hanno condotto esami sul cervello delle persone che passano il tempo usando diversi strumenti digitali, ad esempio inviando messaggi con il cellulare mentre guardano la tv, e i risultati sono stati sorprendenti.

Le immagini ottenute con la risonanza magnetica (MRI scan), hanno provato che chi pratica il multitasking ha una densità inferiore agli altri nella corteccia anteriore cingolata, ossia la regione responsabile dell’empatia e del controllo cognitivo ed emotivo.

Daniel J. Levitin - neuroscienziato e psicologo statunitense - nel suo libro The organized Mind: thinking straight in the in the Age of Information Overload (Dutton Books, 2014) sostiene che quando lavoriamo in modalità multitasking, il rapido passaggio da un’azione a un’altra (context switch) comporta un notevole impegno cognitivo e provoca un incremento della produzione di cortisolo - che regola lo stress e può portare ad atteggiamenti aggressivi - e di adrenalina (l’ormone che ci mantiene in allerta).

L’illusione di poter fare più cose contemporaneamente aumenta inoltre la produzione di dopamina, che ci fa sentire momentaneamente soddisfatti e ci induce a produrre un’ulteriore “dose” grazie ad una nuova serie di compiti svolti in rapida successione e alternanza.

Già nel 2013 grazie a uno studio coordinato dalla Michigan State University era emersa una correlazione tra il multitasking umano e la tendenza all’ansia e alla depressione.

Come sostiene Levitin, il multitasking comporta un più rapido esaurimento di glucosio ossigenato, la sostanza che ci consente di rimanere concentrati.

Lavorare in questa modalità quindi causa spossatezza e stanchezza anche solo dopo poche ore.

La vita che conduciamo oggi, inoltre, è talmente piena di impegni da portare a termine che le giornate rischiano di trasformarsi solo in una somma di cose fatte o da fare.

Molti di noi vivono la vita, giorno dopo giorno, correndo in continuazione, con la sensazione di essere pilotati piuttosto che padroni delle proprie azioni.

Mentre la vita scorre siamo certi di essere veramente noi a sceglierne il corso?

Andiamo dove vorremmo andare o sono gli eventi a trasportarci?


Questo grande ostacolo alla mindfulness, è ormai stato dimostrato che in realtà riduce la produttività del 40%. Si lavora di più e si produce di meno.

I meccanismi neuronali, attivati da un'attività multitasking, sono stati oggetto di studio per molti scienziati; oggi affermano in maniera concorde che la multiprocessualità porta a una dispersione di concentrazione e di energia non auspicabile per il benessere della persona.

Eppure, la maggior parte di noi, tende a svolgere due o tre attività contemporaneamente in maniera automatica, senza prestarvi attenzione, spesso senza che ci sia una reale necessità o urgenza.


La mindfulness, per fortuna, non è una capacità che dovete acquisire o conseguire perché è già vostra; nel momento stesso in cui vi rendete conto di non essere presenti lo siete appena diventati.

Non è una tecnica, è un vero proprio stile di vita da praticare nella quotidianità e che è in grado di restituirci noi stessi e la nostra vita.



 
 
 

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